Non sono noti tappeti annodati cinesi anteriori al XVII secolo. I più
antichi che si conservano sono stati attribuiti al periodo che comprende
l'ultima fase della dinastia Ming (che venne rovesciata dai Mancesi nel
1644) e la prima della dinastia Ts'ing (che poi durerà fino al 1912).
Tenuto conto della vicinanza con aree nelle quali il tappeto si annodava
da lunga data (Asia centrale) è da ritenere che anche in Cina questa
attività sia derivata proprio dalla zona del Turkestan dove, tra
gli scavi di Turfan, l'archeologo Grunwedel, ai primi del '900, raffrontava
disegni rilevati su templi antichi con quelli che ancora si praticavano
sui tappeti cinesi. E' comunque accertato che l'arte cinese si accostò
all'annodatura con un certo ritardo rispetto ad altri paesi; essa, infatti,
privilegiò, dopo i bronzi, ceramiche, lacche, porcellane e tessuti,
dai quali ha poi trasferito sui tappeto disegni e motivi antichi.
Abbiamo visto come in un certo periodo il tappeto persiano abbia tratto
dalla miniatura taluni elementi di decorazione. Ci sembra di poter dire
che il tappeto cinese, a partire dai periodo Ming, si ispiri - nella sua
fondamentale impostazione che vede prevalente un campo aperto nel quale
si inscrivono pochi e curati disegni - all'arte pittorica che nello stesso
periodo si coltivò nella parte settentrionale e meridionale del
paese con due scuole, i cui artisti piu rappresentativi furono Tai Wen-Chin,
Wu Wei, Chan-lu, Ch'in Ying, Shen Chou e Wen Cheng - Ming. Entrambe si
collegavano alla tradizione pittorica che risaliva al periodo Yuan (1280
- 1368), quando prese corpo quel gusto del paesaggio che nel periodo Ming
accentuerà, come abbiamo già notato, ariose aperture poste
in risalto da una contemporanea cura dei particolari. Gli elementi caratterizzanti
la produzione cinese, e che la rendono esclusiva, sono in primo luogo i
disegni. Nessuno ha uno scopo meramente
decorativo perchè ogni motivo ha un preciso significato. Si tratta
di simboli quasi sempre di ispirazione filosofico-religiosa sui quali hanno
profondamente inciso, nel tempo, in particolar modo, taoismo e buddismo.
E' un simbolismo usato come linguaggio non esoterico ma comprensibile alla
grande massa della popolazione.
Pochi i colori usati: anch'essi, come i disegni, traslati prevalentemente
dalle porcellane e dai tessuti. Sono fondamentali: il giallo rosato e il
giallo-oro (detto anche "giallo dell'imperatore"), il blu, l'ocra scura,
il bianco, il rosso e il verde. Tutti derivati da elementi naturali fino
a quando anche in Cina (1870) furono conosciuti i coloranti all'anilina.
Per quanto riguarda le tecniche, il tappeto cinese si distingue per
l'annodatura non troppo fitta (nodo senneh) e per il pelo alto; il che,
va detto, non attenua la robustezza che è invece notevole per l'intreccio
di più fili nel corso della trama. Seta, lana, cotone, juta e, in
certi casi, fili di ferro intervengono nella tessitura.
E' difficile stabilire un'esatta collocazione, della produzione esistente,
nelle diverse epoche, a partire da quella dei Ming. I criteri di orientamento
sono: i formati, i colori e, in parte, i disegni.
Si può affermare, per grandi linee - mediante raffronti con altri
settori dell'arte cinese - che sui tappeti più antichi, di formato
e di struttura alquanto irregolari, prevalgono i disegni geometrici, le
figurazioni mitologiche e i toni morbidi. La denominazione generalmente
adottata è quella delle dinastie alle quali si riconducono.
I tappeti della dinastia Ming
La dinastia "Ming" regna dai 1368 al 1644 con capitate prima a Nanchino
e poi a Pechino. E' un periodo di sviluppo culturale e di accademia che
vede gli imperatori direttamente impegnati in vari campi dell'arte. Per
la manifattura di tappeti si allestiscono appositi laboratori che destano
l'interesse dei Mandarini e di tutta la classe ricca.
Gli esemplari esistenti, e riconducibili a quest'epoca, consentono
di affermare che mai più in seguito la produzione del tappeto annodato
cinese ha raggiunto un così alto livello artistico.
I colori prevalentemente adottati sono: il giallo, il blu, il tabacco
in toni spesso sfumati; tra i disegni prevale la svastica che è
simbolo di fortuna. Le figurazioni
sono quelle del dragone arcaico (emblema della corte imperiale) della fenice
(che vuol dire benevolenza) del cane- leone (maesta della legge) e del
pipistrello (promessa di lunga vita).
Nel campo aperto - delimitate in questo periodo da una sola striscia
di bordura di solito disegnata con una serie di svastiche collegate (fortuna
senza fine) - troviamo spesso un medaglione a forma più o meno ottagonale
o arrotondata dentro cui frequente è la figura di un drago o di
una coppia di draghi. II medaglione contiene talvolta disegni non bene
identificabili che con molta fantasia si puo supporre siano stati copiati
da figure che si possono notare su vecchi specchi.
I tappeti delta dinastia Ts'ing
Anche se assume denominazione cinese la dinastia Ts'ing è straniera,
poichè proviene dalla Manciuria; ma, col tempo, gli invasori mancesi
finiscono per essere completamente assorbiti dalla popolazione del paese
occupato.
K'ang Hsi, il primo imperatore, regna dal 1661 al 1722. Uomo abile
in campo militare e politico K'ang Hsi, oltre ad ampliare i confini del
territorio, cerca di non contrastare usi e tradizioni locali; favorisce
lo sviluppo culturale del paese proteggendo lettere ed arti.
Per un certo periodo il tappeto conserva le caratteristiche dell'epoca
Ming, poi si arricchisce di nuovi motivi mentre anche quelli preesistenti
si trasformano per esprimersi in forme più naturalistiche, senza
peraltro alterare i valori simbolici acquisiti.
II medaglione centrale, quando c'è, è spesso riprodotto
nei quattro angoli; i suoi tratti appaiono più precisi. Vi compaiono
sovente figurazioni disposte con la caratteristica collocazione detta "Yin
e Yang" ( maschio e femmina) con teste e code contrapposte, raccolte in
un cerchio. Si attenua la decorazione tipicamente mitologica, che assume
forme sempre più stilizzate. La bordura è ancora disegnata,
in prevalenza, con la serie delle svastiche, collegate con una linea più
arricchita. Si fa frequente anche il disegno detto "a chiave cinese" che
viene rappresentato come una serie di "T" che qualcuno ha collegato a decorazioni
funerarie dell'antico periodo Chou, conclusosi nei III secolo a.C.
Con l'avvento al potere di Ch'ien Lung (che vi resta fino al 1796) avviene
il fatto nuovo dell'occupazione del Turkestan al quale viene imposta, tra
i tributi di subordinazione, la fornitura di tappeti, mentre artigiani
della regione vengono trasferiti nei laboratori di corte.
Anche Ch'ien Lung favorisce lo sviluppo di lettere ed arti; pare, anzi,
che egli stesso abbia personalmente imposto direttive di stile proprio
alle manifatture dei tappeti. Da tale condotta - dall'avere, cioè,
l'intervento imperiale condizionato la libera espressione creativa degli
artigiani - sarebbe dipeso quel primo segno di decadimento che taluni ravvisano
nella produzione di questo periodo.
II maggior rilievo dato ad una certa fastosità nei manufatti
- che rifletterebbe in un certo senso il fasto della corte imperiale -
potrebbe giustificare tale ipotesi; ma ciò non toglie che i manufatti
dell'epoca palesino ancora notevole livello di fattura e di decorazione.
Sembra piuttosto di ravvisare in essi una certa influenza derivante dalla
produzione persiana, già assimilata da quella Indiana. Si fa strada,
infatti, con sempre maggior frequenza, la decorazione vegetale e floreale,
pur conservando piante e fiori i significati simbolici tipicamente cinesi
quali la purezza del fior di loto, la longevità del crisantemo,
la ricchezza della peonia. I medaglioni, oltre che arricchirsi di disegni
floreali, si riempiono di nubi. La decorazione nubiforme verrà poi
largamente usata anche dopo il XVIII secolo. Le strisce di bordura diventano
due (ed anche tre) di cui una piu larga. Di solito i disegni sono in una
striscia geometrici e nell'altra, che corre parallela, floreali. Frequente,
nel bordo interno, il motivo "a perle" che consiste in una serie continua
di palline regolarmente distanziate.
Nella decorazione a draghi questi appaiono stretti ed allungati come
foglie lanceolate. In sostanza la connotazione nuova è la decorazione
floreale che andrà poi sempre più arricchendosi. I colori
dominanti sono ancora il giallo, il blu,
il bianco, il tabacco, nonchè l'arancione e il rosso, tutti
nelle sfumature e nei toni piu vari. A mano a mano si faranno anch'essi
più precisi, vivaci e contrastanti. Sarebbero di questo periodo
alcuni esemplari di formato rotondo ed ovale cui fa riferimento il Kacramanu.
I manufatti della Manciuria, destinati alla corte imperiale, si caratterizzano
per una più accurata fattura, oltre che per la scelta dei simboli
significanti devozione e rispetto.
Nel XIX secolo la produzione si fa intensa su tutto il territorio. E
ancora una volta bisogna constatare che l'incremento va a detrimento della
qualità. Nel 1842, con il trattato di Nanchino, che conclude la
prima guerra con gli inglesi, questi impongono l'apertura al commercio
di un certo numero di porti cinesi. II prodotto si commercializza; ma non
è solo questa la causa che influenza negativamente la qualità
della produzione. Essa in realtà risente dello stato di generale
depressione nei quale viene a cadere il paese per la cattiva gestione del
potere, cui si collegano sia i moti rivoluzionari interni sia le guerre
con altre nazioni.
I simboli
Abbiamo rilevato come uno degli elementi distintivi del tappeto cinese
sia dovuto all'uso di figurazioni mitologiche e di disegni simbolici, quasi
sempre ispirati a credenze filosofiche e religiose.
A titolo soltanto indicativo, ne diamo qualche cenno. Le figure del
dragone, della fenice, e del cane-leone sono forse le più antiche.
Quella del dragone si presenta in differenti tipi: con cinque artigli,
inizialmente riservata per la corte imperiale, o con quattro artigli. I
dragoni celesti hanno coda e coma o sono senza coma; i draghi del fiume
e delle montagne, sono rappresentati nel proprio elemento naturale, cioè
in mezzo alle nubi, alle onde e alle colline. Come sovrano delle forze
naturali il dragone è molto temuto. E' ritenuto divino ed è
particolarmente venerato nelle regioni dove le inondazioni sono frequenti".
Quando è rappresentato con la fenice, è segno foriero di
eventi felici. La fenice, considerata
il re degli uccelli, appare sul tappeto cinese come già sui
tessuti. Essa non è stilizzata (è da interpretare), come
abbiamo notato osservando il tappeto anatolico, ma si presenta chiaramente,
come una sorta di airone "con le piume luccicanti del fagiano dorato e
la coda di un pavone".
Gli otto simboli fondamentali del Taoismo - che nasce tra V e IV secolo
a.C. da Lao Tzu come filosofia mistica improntata all'umiltà e poi
diventa religione, che si pone come fine primario l'eternità della
vita corporale - sono: il ventaglio (risveglio dell'anima morta), la spada
(potere soprannaturale), il bastone e la zucca del pellegrino (medicina,
guarigione), le nacchere di bambù (pace, serenità), il cesto
di fiori (potere soprannaturale), il flauto (magia), il tubo di bambù
con stecche (equilibrio, saggezza) e il fiore di loto (potere).
I simboli del buddismo - introdotto in Cina dall'India nei primi secoli
dopo Cristo - sono: la ruota fiammeggiante (maestà della legge),
la conchiglia (invito alla preghiera), l'ombrello eretto (espressione del
desiderio), il baldacchino (protezione, difesa), il fior di loto (purezza),
il vaso coperto (pace duratura), la coppia di pesci (abbondanza), il nodo
senza fine (fede). Tra i simboli che indicano dei valori o degli attributi
ricordiamo: il rombo (benessere), la perla (purezza), la moneta (ricchezza),
i libri (conoscenza), la pietra musicale di giada (felicità), i
due corni del rinoceronte (determinazione, fermezza), la foglia di artemisia
(dignità).
Nel campo delle belle arti, la lira simboleggia la musica, i libri la
poesia e la letteratura, i rotoli di carta la pittura, la scacchiera la
scienza.
Alcuni simboli possono dirsi "fonetici" (o dei suoni), poichè
la figurazione prodotta si chiama allo stesso modo del valore astratto
al quale fa riferimento. Ad esempio il pipistrello si chiama allo stesso
modo in cui si pronuncia "benessere". Cosicchè il disegno del pipistrello
sta ad indicare, per identità fonetica, il benessere. L'inverno,
la primavera, l'estate e l'autunno sono rispettivamente rappresentati con
il narciso, il fior di pesco, il fior di loto e il crisantemo.
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